a cura della redazione - 21 February 2018

Ducati 916: pezzo meccanico o opera d'arte?

Il designer Sergio Robbiano iniziò la sua carriera alla CRC, sotto la guida di Massimo Tamburini, proprio mentre nasceva la 916. Vi proponiamo alcuni aneddoti che Sergio ci raccontò riguardo a quella sua eccezionale esperienza del 1991

Sergio Robbiano è stato un designer italiano che ha iniziato la sua carriera sotto la guida di Massimo Tamburini, nello studio del CRC (Centro Ricerche Cagiva) nel '91. Sotto la guida di Tamburini, Robbiano creò le linee della Ducati 916, e quelle della Mito EV del '94. Nel gennaio del 1995 Sergio fondò poi il suo studio "Robbianodesign", dal quale uscirono molte Bimota (ad esempio la Vdue 500, la DB5 e la DB6 Delirio) e Husqvarna, ma anche caschi AGV e tute Spidi. Sergio si è spento nel 2014 all'età di 48 anni in un incidente stradale.

Ora torniamo a parlarvi di lui, vi raccontiamo alcuni degli aneddoti che Sergio ci raccontò in merito alla sua esperienza al fianco di Massimo Tamburini per la realizzazione della Ducati 916 (quella che potremmo definire la "nonna" della Ducati Panigale V4). Ecco qui sotto il suo racconto.

CRC, UN UNIVERSO D’ECCELLENZA

LA NATURA E LA MATEMATICA APPAGANO L’OCCHIO

Quando avrà raggiunto il massimo dell’efficacia e superato tutti i test previsti svolgendo le funzioni per le quali è stato pensato nella maniera più semplice, novantanove volte su cento sarà anche bello”, sembra incredibile eppure era proprio così; ho visto il telaio della 916 mutare innumerevoli volte e ad ogni step l’aspetto migliorava: più compatto, più leggero, più resistente ed incredibilmente diventava meraviglioso alla vista, quasi la natura avesse previsto che le rigide leggi della fisica e della matematica dovessero in qualche modo appagare anche l’occhio umano; quel groviglio di tubi assumeva ogni volta un aspetto più compatto, robusto ed efficiente; il motore sembrava essere nato per venire fagocitato in quell’unica soluzione, una simbiosi perfetta di tecnica ed estetica. Non si capiva più dove finiva il pezzo meccanico e dove iniziava l’opera d’arte.

MANIACI DELL’ESTETICA È RIDUTTIVO

VINCE LA SQUADRA

TERMINALI ELLITTICI O CIRCOLARI?

LE PRIME SETTE MERAVIGLIE

Il prototipo che girò quel giorno era uno dei sette costruiti integralmente alla CRC; unica peculiarità un motore evoluzione fornito dal reparto corse Ducati. Telaio, sospensioni e ammennicoli vari standard; pilota Davide Tardozzi (notare che da un anno aveva smesso i panni di pilota “mondiale”), un gruppetto di tecnici della Ducati Corse, io, Orlandi (stilista decano della CRC) ed il “nonno”, a bordo pista con il cronometro in mano. Un giro, box, regolazioni; tre giri, box, regolazioni… al quindicesimo passaggio la moto con le Showa e il mono standard girava a due secondi dal record della pista e sul rettilineo più lungo del circuito la telemetria indicava una velocità di punta superiore di 12 km/h rispetto alla 888 che aveva corso nell’ultima gara. Tardozzi, con sconcerto ed esaltazione, faticava a spiegare le sensazioni di guida e pensava a un rientro alle gare, il tecnico della telemetria non riusciva a leggere la velocità di punta perché l’indicazione grafica usciva dal diagramma in memoria nel computer, io e Orlandi facevamo festa con i meccanici e Tamburini era già proiettato a come migliorare la moto senza manifestare alcuna emozione apparente. Se avessimo raccontato al mondo intero che il prototipo non era stato ancora in galleria del vento, probabilmente nessuno ci avrebbe creduto; curioso è invece il test che Tamburini fece qualche tempo prima.

PIOVE, ESCO A VERIFICARE L’AERODINAMICA

SEMPLICEMENTE IRRAGGIUNGIBILE

Il carattere e la personalità che hanno i prodotti creati da Massimo Tamburini si spiegano proprio negli episodi raccontati; una passione ed un’esperienza probabilmente uniche, unite ad una volontà e una determinazione di altri tempi, che lo hanno reso irraggiungibile.

Quello di Massimo Tamburini è un nome che non lascia indifferente nessuno che ami definirsi davvero appassionato di moto. Un uomo che ha progettato alcune tra le più belle e amate Bimota (marchio che ha contribuito anche a fondare), Ducati e MV Agusta non può non aver lasciato un segno indelebile nella storia del motociclismo e nel cuore dei motociclisti. Massimo ci ha lasciati il 6 aprile 2014, ma non ci ha mai lasciato veramente, dato che la sua eredità, come quella di Sergio Robbiano, appartiene a tutti noi pazzi per le moto; cliccate qui per una rassegna delle opere più belle di Tamburini, oppure sfogliate le immagini nella gallery qui sotto.

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