Zündapp MC/GS 125: io sono leggenda

Potenti, affidabili e leggere, le Zundapp GS "ufficiali" erano le regine della Regolarità negli anni 70. Le moto di serie della Casa tedesca erano molto meno performanti, ma altrettanto apprezzate. Cronica la fragilità del cambio
1/17 Zündapp MC 125 1974
Negli anni a cavallo tra il 1960 e il 1975 le Zündapp ufficiali che gareggiavano nel campionato europeo della Regolarità erano moto superbe e invincibili. Le si può assolutamente paragonare, fatti i debiti paragoni temporali, alle MotoGP di oggi per tecnologia, cura dei particolari, utilizzo di materiali “esotici”. Erano potenti, affidabili e assolutamente uniche. Nel senso che le GS costruite in larga serie, quelle destinate ai piloti privati, ai motociclisti "normali", erano lontanissime dalla perfezione tecnica e dalla potenza massima delle moto che ammiravi alla Valli Bergamasche di quegli anni. D'altra parte, anche solo proporre una moto che avvicinasse l'esclusività tecnica delle moto ufficiali, voleva dire essere disposti a spendere una quantità di soldi insostenibile per una 125 destinata a essere venduta in grande serie. Il grosso serbatoio cromato, il telaio a doppia culla chiusa dai tubi sottili, l'alettatura scanalata (il motore era inclinato in avanti di 32°, ma le alette del cilindro erano parallele al terreno) erano i segni distintivi delle prestigiose moto costruite a Nurnberg. È a partire dal 1972 che le normali Zündapp da Regolarità cominciano a riscuotere interesse da parte degli appassionati, sino a combattere in popolarità e vendite con le altre 125 da fuoristrada. Dopo l'era del serbatoio cromato che identificava i soli modelli GS, arriva la versione MC/GS, che viene presentata a fine 1973 al 43° Salone del Ciclo e Motociclo di Milano.
Nelle anticipazioni che Motociclismo propone sul fascicolo dello stesso mese si può leggere: “Abbandonate da tempo le grosse cilindrate, la Zündapp ha brillantemente rinnovato la propria fama con le macchine da fuoristrada, ben note nel settore sportivo. Particolarmente rappresentativa la 125 monocilindrica con canna cromata, 19 CV a 7.600 giri, accensione elettronica, cambio a 5 marce”. La politica della Casa tedesca sembra essere quella dell’evoluzione e non della rivoluzione e così la nuova Zündapp è decisamente simile alla precedente. Le modifiche però non mancano. A partire dal serbatoio, non più cromato, ma verniciato di rosso, con la parte bassa nera in cui campeggia la grossa scritta del Marchio tedesco, e dalla scomparsa dell’ammortizzatore di sterzo. Rispetto alla versione per il mercato internazionale, quella destinata al nostro Paese presenta ulteriori differenze. Ciò è dovuto all'intervento dello storico importatore Giovanni Perere di Milano, in via Porta Tenaglia, che modifica la più potente versione da cross (di qui le lettere MC che si aggiungono alla sigla GS), per trasformarla in una vera moto da Regolarità. Perere realizza e sostituisce alcuni particolari quali il paracatena, i parafanghi (in abs grigio o bianco), il faro posteriore (al posto del grosso e vulnerabile fanale dalla forma spigolosa, viene montato il classico faro tondo e relativo porta targa in gomma). A discrezione dell’acquirente il tipo di scarico montato: il “sigaro” di primo equipaggiamento dalla fabbrica oppure la più performante “espansione”, dotata di un grosso silenziatore finale. Questo modello, motore compreso, rimarrà invariato fino alla metà del 1975, anno in cui viene messa in vendita la versione con telaio grigio, parafanghi americani Preston rossi, cerchi Akront in lega leggera, forcella con maggiore escursione e motore potenziato a 21 CV (contro i precedenti 19) grazie anche all’adozione del carburatore da 28 mm di diametro.

L'eredità del Cross

La Zündapp 125 ricavata dal modello da cross ha un forcellone più lungo di 3 centimetri rispetto al modello GS precedente e anche l’archetto posteriore del telaio viene allungato. Per il motore il carburatore montato è un Bing da 27 mm di diametro ma si passa a un 28 mm (sempre Bing) prendendo spunto dalle moto che Perere prepara per i piloti italiani, come quella di Gianangelo Croci vincitore nel 1974 del titolo Junior, sempre in sella ad una Zündapp MC/GS. Rispetto alle rivali dell'epoca, la Zündapp era molto maneggevole anche se soffriva nel reparto sospensioni: la forcella teleidraulica, costruita dalla stessa azienda tedesca, non riusciva a sostenere le prestazioni della Ceriani montata dalle KTM 125 o della Marzocchi che equipaggiava le SWM. Il vero problema delle Zündapp non era la potenza del motore (minore rispetto alla concorrenza austriaca e tedesca) e nemmeno il tiro ai bassi regimi che era generoso e sempre disponibile. Inoltre, non aveva (o quasi) vibrazioni grazie al montaggio elastico del motore tramite silentbloc che permetteva di smorzare tutte le pulsazioni; e poi era particolarmente robusto perché biella, cilindro, pistone e frizione erano quasi eterni. Il vero problema era il cambio, non per il fatto di avere solo cinque rapporti, quando le altre 125 ne avevano sei se non sette, ma perché l'escursione della leva delle marce era notevole, tanto da costringere a togliere il piede dalla pedana per cambiare rapporto. Inoltre non era il massimo per robustezza e spesso si accusa vano serie difficoltà nell'innesto delle marce dovute a rottura di sfere (la selezione dei rapporti avveniva attraverso le sfere contenute in un tamburo) o ingranaggi che si spaccavano, in particolare era interessato quello della prima marcia. Se i primi inconvenienti elencati - il numero delle marce marce nel carter e l'ampia escursione - non sono mai stati risolti, per la robustezza negli anni qualcosa è stato fatto: a partire dal modello successivo a quello che riportiamo in questo servizio, si interviene rinforzando gli innesti scorrevoli delle marce, adottando ingranaggi più robusti, migliorando la lubrificazione e ripartendo meglio i vari carichi sull’alberino secondario che va alla trasmissione finale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA