La maxi più mostruosamente MAXI

È un po’ azzardato definire moto questa incredibile realizzazione di cento anni fa, che assomiglia più ad un’automobile, anche se viaggia su due ruote disposte in linea longitudinale

È un progetto del Conte russo Piotr Schilovsky, studioso di giroscopi, che ne aveva affidato la costruzione all’inglese Wolseley, allora la più importante fabbrica d’auto del Regno Unito. Impegno non da poco, portato a termine in due anni e con prima dimostrazione in pubblico della sua stabilità a Regent Park nel centro di Londra, sollevando ovviamente massima curiosità. Questi, infatti, i suoi dati impressionanti: peso 2.850 kg, lunghezza 5 metri, motore da appena 20 CV (ritenuti già all’epoca insufficienti per muovere un simile colosso) a corsa lunghissima, con misure di 90x121 mm che danno una cilindrata totale di 3.077 cc, giroscopio a volano circolare da un metro di diametro e 350 kg di peso azionato da un motorino elettrico da 110V-1,25 HP comandato a sua volta dal motore a scoppio principale del mezzo, capacità di carico di cinque o sei persone e 100 kg di bagaglio. Velocità massima mai dichiarata, ma assai ridotta. Al di là delle sue colossali dimensioni, il mezzo realizzato dal conte Schilovsky impressiona anche per l’utilizzo di un enorme giroscopio indispensabile per mantenerlo in equilibrio durante la marcia e addirittura da fermo, ma con il motore in moto. Tuttavia il veicolo, battezzato Gyro Car, era dotato di rotelle laterali che scendevano automaticamente a terra qualora fosse mancato l’effetto giroscopico che lo manteneva in equilibrio, quando cioè il dispositivo veniva disattivato e il motore a scoppio spento. Il progettista tornò in Russia nel 1914 e scomparve nel marasma della rivoluzione lasciando l’ingombrante marchingegno ai responsabili della Wolseley, che nel 1930 decisero lugubramente di seppellirlo nei pressi dello stabilimento per disfarsene. Pentiti di questo scempio, nel 1938 procedettero alla sua riesumazione, al restauro e all’esposizione nel museo della fabbrica. Scampata ai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, la maxi più maxi di tutte verrà però delittuosamente rottamata nel 1948. Intanto il Conte Schilovsky, sopravvissuto alla rivoluzione russa e poi trasferitosi in Inghilterra nel 1922, continuerà ad occuparsi di giroscopi per applicazioni terrestri, navali ed aeronautiche e al suo primo progetto riconoscerà due grossi difetti: il peso eccessivo e l’impossibilità di affrontare curve strette. Una caduta durante le prove aveva infatti richiesto gli sforzi di otto uomini per rimettere in piedi il gigantesco veicolo! I giroscopi trovarono applicazione durante la Seconda guerra mondiale sulle “bombe volanti” tedesche V1 e V2, utilizzate dai tedeschi per colpire l’Inghilterra meridionale.

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