Per conquistare i motociclisti c’è bisogno di altro, è necessario far presa sul lato emozionale dei motociclisti e se da un lato si vogliono percorrere strade nuove ricche di insidie, dall’altro bisogna mantenere viva l’immagine sportiva del Marchio Ducati, magari con un inedito modello sportivo che affianchi la Super Sport 750, vera Superbike stradalizzata ante litteram.
È da questo semplice ragionamento che nel 1975 nasce la 900 Super Sport con cui la Ducati, senza eccessivi sforzi progettuali e attingendo alla propria tradizione sportiva, centra l’obiettivo. La linea della nuova moto riprende ovviamente quella della splendida Super Sport 750 arrivata sul mercato nel 1973 dopo la strabiliante vittoria di Paul Smart alla 200 Miglia di Imola dell’anno prima.
A prima vista le due moto sono quasi identiche, fatta eccezione per alcuni dettagli cromatici e ovviamente per la scritta sui fianchetti che riporta la cilindrata. Il motore però non è una semplice maggiorazione di quello della SS 750, ma deriva da quello montato sulla 860 GT. “Carter quadri”: così è comunemente chiamato dagli appassionati, per distinguerlo dal “carter tondi” che caratterizzava i vecchi 750.
Ma le differenze non si limitano ai dettagli. Il bicilindrico raffreddato ad aria con alesaggio per corsa di 86 x 74,4 mm e cilindrata totale di 863,9 cc ha lo stesso basamento e i medesimi cilindri della 860 GT, ma se quest’ultima ha alla distribuzione le classiche molle per il richiamo valvole (scelta dettata dal contenimento dei costi di produzione), la Super Sport vanta l’esclusivo e raffinato sistema desmodromico, irrinunciabile su una Ducati con le corse impresse nel DNA! Aumenta anche il rapporto di compressione, che passa da 9,2:1 a 9,5:1.
Ovviamente su una supersportiva essenziale come la 900 SS viene eliminato l’ingombrante e antiestetico avviamento elettrico in favore della classica pedivella. Basta un calcio ben assestato per dar vita al bicilindrico. Oltretutto il motorino di avviamento montato sulla 860 GT ha un complesso sistema d’innesto su corona a denti dritti e catena che lavora in bagno d’olio. Il sistema si trova sul lato sinistro del motore e ne rovina l’estetica a causa del grosso e sgraziato carter squadrato. L’alimentazione è assicurata da una coppia di carburatori Dell’Orto PHM con diffusore da 40 mm. Scelta dall’ing. Taglioni per il perfetto bilanciamento, la configurazione a 90° del bicilindrico non è vittima di eccessive vibrazioni e il motore, lineare e deciso tra i 3.000 e gli 8.000 giri, spinge corposo sin dai regimi più bassi. Non per niente gli viene affibbiato il nomignolo di “pompone”! Anche l’allungo è buono e snocciolando tutte le marce si arriva a vedere la lancetta del tachimetro sfiorare quota 225 km/h! Abbastanza per lasciarsi alle spalle praticamente tutte le altre maxi del tempo. A fronte di tali brillanti prestazioni, il consumo medio si attesta intorno ad un onesto 14 litri/km, che garantisce lunga autonomia di percorrenza. E per fermarsi? Tre dischi forati (da 280 mm l’anteriore e 229 mm il posteriore) serviti da pinze Brembo garantiscono spazi d’arresto degni di una vera sportiva.
Il telaio è un altro grande pregio della Super Sport. Il razionale intreccio di tubi d’acciaio definisce un doppia culla aperta alla quale è appeso il motore. Il traliccio non ha ancora fatto la sua comparsa e questa soluzione lascia in bella vista il propulsore, con in più il vantaggio di un rapido e facile accesso alle parti meccaniche per la manutenzione. Il forcellone oscillante, con i pratici registri della tensione della catena a slitta, lavora con una coppia di ammortizzatori idraulici con precarico molla regolabile su cinque posizioni. Davanti invece troviamo una forcella Marzocchi da xx mm. Splendidi anche i cerchi in alluminio Borrani Record da 18 pollici che calzano pneumatici da 3,50 e 4,60, rispettivamente all’anteriore e al posteriore.