L’arrivo in pianta stabile di Fausto Gresini coincide con la nascita e le prime grandi affermazioni del Team Italia, squadra federale nata nel 1985 con il compito di portare i giovani piloti di casa nostra ai massimi livelli Mondiali per poi lasciarli proseguire nella loro carriera iridata. La Federazione Motociclistica italiana e la Garelli trovano per la 125 un accordo vantaggioso ad entrambi: l’azienda italiana si assicura i migliori piloti di casa nostra, mentre la FMI può contare per i suoi pupilli sulla moto più competitiva nel lotto dei partenti.
Nel 1985 la squadra è composta da Fausto Gresini ed Ezio Gianola, Jan Thiel è sempre alla Direzione tecnica, mentre Eugenio Lazzarini ricopre il ruolo di Direttore sportivo dopo aver appeso definitivamente il casco al chiodo per i postumi di una grave caduta di cui era stato vittima nel corso del 1984.
La Garelli parte ovviamente con i favori del pronostico, ma Gresini e Gianola trovano sulla loro strada un ostacolo imprevisto. Si tratta di Pier Paolo Bianchi, in sella alla veloce MBA del Team Elit. Il vecchio ex Campione del mondo vince in Spagna, Italia e Olanda e va a podio in altre tre occasioni, mentre gli alfieri della Garelli vivono una stagione tribolata, costellata da infortuni (Gresini corre il GP di Spagna con un dito rotto, si porta al comando ma poi deve cedere, arrivando al traguardo stremato), problemi meccanici (le moto sono rigidissime e soffrono i fondi sconnessi, in più non sono a “tenuta stagna” e vanno in crisi con la pioggia), ritiri rocamboleschi (in Svezia all’ultimo giro Gresini finisce la benzina a poche curve dal traguardo e arriva terzo sull’abbrivio). In più c’è il pasticcio di Le Mans che rischia di compromettere tutto: Gianola non lascia strada a Gresini - meglio piazzato di lui in classifica generale e sulle cui spalle ricadono tutte le speranze della Garelli di aggiudicarsi il titolo - sul traguardo del GP di Francia, sottraendogli punti preziosi. Così il Mondiale si decide solo all’ultima prova di Misano, con Gresini primo davanti al compagno di squadra e Pier Paolo Bianchi mestamente ritirato.
L’anno seguente Gianola lascia il posto a Luca Cadalora (già inserito nelle file del team Italia nel 1985, ma in sella a una MBA) e la supremazia della moto italiana nella 125 prosegue quasi incontrastata, così come il suo sviluppo. Dal 1985 il telaio monoscocca viene realizzato in lamiera di alluminio anziché in acciaio, per migliorare la maneggevolezza l’inclinazione del cannotto di sterzo viene ridotta da 77,5° a 26°, viene montato un ammortizzatore di sterzo per migliorare la stabilità in rettilineo mentre le sospensioni Marzocchi vengono pensionate in favore di una soluzione ibrida: Forcella Italia da 32 mm all’anteriore e due ammortizzatori White Power regolabili al posteriore. I cambiamenti più importanti riguardano invece la struttura e la gestione delle moto ai GP. Con la nascita del Team Italia si riduce progressivamente l’impegno di Jan Thiel sulla 125, perché il tecnico olandese viene quasi completamente assorbito dallo sviluppo della difficile (e per molti versi deludente) 250 bicilindrica, diminuendo la sua presenza sui campi di gara. Inoltre, a partire dal 1986, il Reparto corse viene trasferito da Sesto San Giovanni allo stabilimento Garelli di Monticello Brianza, in provincia di Lecco.
Ovviamente i favoriti per la conquista del titolo iridato nel 1986 sono Cadalora e Gresini, che si marcano a vista per tutta la stagione, contrastati in alcune occasioni dall’austriaco August Auinger - che con la Bartol vince due GP - e da Domenico Brigaglia, primo in Belgio sotto il diluvio con la Ducados. Ma in entrambi i casi si tratta di moto artigianali, che sfruttano la collaudata meccanica MBA biclindrica, ormai a corto di sviluppo.
Il Campione del mondo in carica si aggiudica quattro GP: Spagna, Nazioni, Svezia e Germania, ma cade in Austria fratturandosi una clavicola e due vertebre. Altrettante vittorie per lo sfidante, che corre senza timori reverenziali imponendosi in Germania, Austria, Olanda e Francia, ritirandosi una sola volta, a Spa sotto la pioggia nella gara vinta da Brigaglia. Gresini invece oltre allo stop in Austria si ferma anche in Inghilterra per un problema tecnico nei primi giri e a fine campionato deve cedere lo scettro iridato a Cadalora. Che ringrazia, saluta tutti e si sposta in 250 nelle file del team Yamaha-Agostini…
Il suo posto per il 1987 è preso da Bruno Casanova, proveniente dal Campionato Europeo 80. Come al solito i piloti Garelli sono i più seri candidati al titolo, anche perché gli avversari più insidiosi sono Domenico Brigaglia e Paolo Casoli con le AGV monoscocca gestite dal team Pileri, dotate di telaio svizzero LCR rivettato e spinte dall’immancabile motore MBA.
Nel 1987 Fausto Gresini è un rullo compressore: si aggiudica il suo secondo titolo della 125 con la Garelli vincendo dieci degli undici GP in programma (quello del Belgio, inizialmente in calendario, è stato cancellato per le insufficienti misure di sicurezza della pista), precedendo in classifica il compagno di squadra Casanova.
E il clamoroso en-plein, cioè vittoria in tutti i GP disputati, gli sfugge nella prova conclusiva al Jarama in Spagna - valida però come GP del Portogallo - quando, dopo essere scattato dalla pole position, cade per un calo di concentrazione quando si trova saldamente al comando lasciando la vittoria a Casoli. Per la gloriosa bicilindrica quello del Jarama sarebbe stato il commiato migliore dalle corse al termine di una carriera inimitabile e prima del pensionamento forzato dovuto alla modifica del regolamento tecnico della 125 voluta dalla FIM per il 1988.
La Garelli prende forse sottogamba questo cambio epocale, confida nella bravura di Jan Thiel e nel fatto che, dopotutto, si tratta di costruire una moto simile a quella già esistente, solo con un cilindro in meno, ritenendo impossibile che tutto il potenziale espresso fino a quel momento dal proprio team potesse dissolversi come neve al sole. Purtroppo però è proprio quello che succede, come spieghiamo nel box a parte. La Garelli monocilindrica non è affatto competitiva e nel 1988 il Campione del Mondo in carica sparisce letteralmente dalla classifica iridata, chiudendo il Campionato vinto dalla Derbi di Martinez addirittura al 21° posto. Un triste epilogo per una delle Case più titolate dell’ottavo di litro, che chiude mestamente e senza gloria il dominio delle bicilindriche italiane nella 125, durato ininterrottamente per tredici stagioni.